martedì 25 aprile 2017

Storia di un restauro: Gibson BR-9 early model.

Storia di un restauro: Gibson BR-9 early model.
Riceviamo questo splendido amplificatore che ha fatto tanta storia, prima ancora dei Fender e dei Marshall; era definito "Lap-steel Guitar Amplifier".
Ci viene dato in riparazione da un collezionista di Fender Tweed per il quale abbiamo restaurato pezzi veramente bellissimi.
Lui lo ha paragonato ad un Fender Champ Tweed e ritiene che il Gibson suoni molto di meno, e si che ha due valvole 6V6 contro la singola del Fender.
Inoltre sugli schemi che si trovano le due valvole sono in push-pull, quindi almeno 8 Watt, contro i 5 del Fender. Come mai il Gibson suona così piano?

Iniziamo la ricerca...
Innanzitutto lo schema. Nulla pare corrispondere. Tutti gli schemi BR-9 hanno le due 6V6 in push pull, noi invece le abbiamo....in parallelo! Il trasformatore di uscita infatti è single ended, non paiono esserci modifiche al circuito...
E poi altra scoperta: gli schemi riportano un doppio triodo di ingresso, il 6SN7, noi invece abbiamo un pentodo, il 6SJ7...
Il mistero si infittisce...
...Alla prossima puntata per le nuove scoperte!

martedì 18 aprile 2017

La ricerca del nome per un progetto: tanto impegno e poi...

Ci commissionano un amplificatore. La richiesta é che sia piccolo ma con un bel suono.
Utilizziamo il circuito del 3WamP!, che ci ha dato molte soddisfazioni; completamente a valvole, ingresso a pentodo per avere una compressione regolabile, stadio finale in push-pull per una dinamica notevole nel suo piccolo.

La differenza la fa il cono da 12 pollici montato in un cabinet poco più grande di lui, leggero e risonante. Niente viti, per non smorzare le vibrazioni e l'altoparlante montato su un pannello ancora più sottile.

E' il momento di scegliere il nome. Ci arrovelliamo e decidiamo che ci piace molto "Traveller", un nome adatto alla natura di facile trasportabilità dell'amplificatore.

La pelle che lo fodera é vera e ci é stata fornita dal proprietario dell'amplificatore. Ed  è pelle di Cinghiale.


E dopo tanti studi cosí è diventato: il Cinghiale è pronto. Ok, vengo a prendere il Cinghiale. Alla faccia dello studio.


mercoledì 12 aprile 2017

Marshall DSL100: un nome, una garanzia! ( The Marshall odissey is back!)

La situazione non sembrava delle migliori. Avevamo attuato tutto quello letto sulla rete,  
senza risultato.

Una coppia di valvole continuava ostinatamente nel "Bias drift".
Certo la Marshall non è venuta incontro a nessuno; componenti inesistenti sullo schema 
presenti nel circuito stampato, il connettore del bias di sinistra ed in trimmer di regolazione 
che regolano il lato destro e viceversa, connettori con numerazione a caso...

Studiando e pensandoci di notte ci siamo detti: "tiriamo fuori tutta la rete del bias e 
prendiamo i segnali direttamente sugli zoccoli delle valvole.."

Lavoro apparentemente semplice. In pratica si è trattato di tagliare molte piste e cercare 
uno spazio dove posizionare il nuovo circuito del bias, senza che subisse riscaldamenti ed 
influenze da parte dell'alta tensione.

Lo spazio utile era poco, ma provando e riprovando siamo riusciti a trovare
la posizione ideale, sopra la scheda delle valvole.













Ed ecco il montaggio definitivo. Sui due voltmetri la tensione corrispondente
alla corrente di bias. Stabile e precisa, per ora leggermente più bassa delle 
specifiche Marshall in attesa di chiudere la testata.













Una prova di risposta al segnale sinusoidale ci conferma che la parte del bias 
isolata, che comprende anche il percorso dal phase inverter è correttamente
funzionante.



In conclusione:

- Circa 20 ore di lavoro
- Lettura di tutto lo scibile sul DSL100 in due lingue
- Dieci litri di birra ( in due, naturalmente)
- Pizza e farinata
- Una manciata di componenti elettronici
- Pazienza disumana.

In ogni caso... riusciti!!

Marshall DSL100: un nome, una garanzia! ( The Marshall odissey)

Ci arriva in riparazione questa testata. Ha bruciato una valvola finale (EL34)
ed il proprietario l'ha cambiata. Da quel momento l'amplificatore ha un brutto suono
distorto, fa un rumore ciclico strano, pare instabile.


Pensiamo subito ad un problema di regolazione di bias, ed in realtà il bias centra; ma qui inizia quella 
che abbiamo soprannominato " The Marshall Odissey".

Innanzitutto cosa si evidenzia: il bias di un ramo delle finali è stabile; l'altro sale fino alla saturazione
delle griglie e poi crolla al minimo. Come le valvole si riprendono riparte per un altro ciclo.

Sembrerebbe un problema di instabilità del bias, iniziamo a cambiare i condensatori sui trimmer di regolazione,
magari si sono asciugati, ma la situazione non cambia.

Cerchiamo sulla rete, e qui si apre un mondo; la serie DSL e TSL è stata affetta, almeno per 
qualche anno da una marea di difetti di progettazione e di costruzione.

Sono state fatte 20 versioni di circuito stampato prima di cambiarlo definitivamente; per nostra 
fortuna l'amplificatore in questione è la versione 20, che integra già tutte le correzioni fatte 
nel corso degli anni, come le resistenze sbagliate di grid stopper delle finali, vari condensatori 
con tensione di lavoro troppo bassa, rivisitazioni importanti dei preamp.

In ogni caso il problema si chiama BIAS DRIFT: a causa della scarsa qualità del circuito stampato, 
nel corso degli anni e con il riscaldamento delle finali, lo stesso diventa conduttivo, o meglio 
conduttivo con resistenze dell'ordine di qualche megaohm. Viste le tensioni in gioco le piste adiacenti
della corrente di bias vengono influenzate dall'alta tensione, portando le valvole in saturazione in 
maniera ciclica. La corrente di bias sale, sale fino al limite e poi crolla per la saturazione delle griglie.

Bene, causa capita: come si risolve?

Innanzitutto si isola il piedino della griglia dallo stampato.
Poi si spostano tutti i componenti critici esternamente.

Infine si rimonta il tutto, composto da circa 20 connettori, faston, valvole, zoccoli, 
viti, bulloni, per circa venti minuti di lavoro...

Si ricontrolla, si alimenta, si toglie lo standby...
Ed il bias drift è ancora li. Sempre uguale. Sempre oscillante.

Urge una soluzione diversa e definitiva...


domenica 9 aprile 2017

Vuoi non avere un Leslie?

Così ci dice un giorno un amico collezionista.
E certo diciamo noi, é in buono stato?
Per girare gira, ci dice, ma dategli una restaurata, se andate a prenderlo nel negozio dove l'ho comprato e ve lo portate in laboratorio mi dite poi cosa fare.

Ok, andiamo, carichiamo e portiamo in laboratorio il glorioso Leslie Model 16, uguale uguale al Vibratone della Fender.
Ma non è uguale.
Iniziamo bene.
Il leslie Model 16 o Vibratone
era una cassa passiva, aveva solo l'altoparlante con il motore che faceva ruotare una chiocciola davanti alla fonte sonora, che usciva così sui tre lati.

L'amplificazione era esterna, esisteva un cavo di collegamento con un crossover per evitare di mandare troppe basse frequenze al cono.


Ed invece noi lo abbiamo...amplificato.
Ecco. Iniziamo una ricerca su internet. Il modello amplificato non esiste. E' però evidente che non è una modifica successiva, è uscito di fabbrica proprio cosí.
Smontiamo. Elettronica di produzione italiana, si vede dai componenti, in buona parte originali. Sui condensatori di anodica c'è scritto Microfarad SEKERA Bologna.


Le ricerche non portano a nulla. Sulla rete, scrivendo nei forum dedicati ci dicono che NON E' MAI esistito il Modello 16 amplificato. Sempre meglio. La cosa si fa interessante perchè non è per ripararlo, l'elettronica è solo da ritoccare ma funziona, è una questione di principio.
Scopriamo poi che ci sono due tipi di targhette posteriori.
La nostra riporta "Assembled under licence" e la tensione di 220 V, quelle americane scrivono " Made in USA by" e la tensione di 117 V.
E' evidente che veniva costruito in Italia ( Considerata all'epoca come la Cina oggi, costi ridicoli e mano d'opera a basso costo): ma da chi?
sembrerebbe dallo stile un Montarbo, ma anche un Davoli. Sta di fatto che non esiste nessuna notizia a riguardo.
Infine scoviamo su Mercatino Musicale una persona che ne vende uno uguale, dichiarando che è originale e costruito in California; gli inviamo le nostre foto, che confronta con il suo e lo ritiene uguale, ma continua a sostenere la tesi California. Chissà perché.
troviamo poi una traccia di un modello venduto in Germania, ma sempre con elettronica italiana.

Insomma, abbiamo aggiunto il pedale che ferma il rotore e controlla la velocità, anche quello non rintracciabile perché il pedale Model 16 non fermava il rotore ma apriva il collegamento all'altoparlante, abbiamo controllato la bontà dell'amplificazione, aggiunto la terra e riportato al proprietario.
Ci rimane però questo dubbio.. chi lo costruiva? E solo per il mercato europeo? E perché solo per il mercato europeo?

Uff....


lunedì 3 aprile 2017

Autocostruzione: va bene la buona volontà, ma anche creare una sedia elettrica....

Torniamo di nuovo sull'autocostruzione e la buona volontà; ci arriva questo amplificatore, anche questo autocostruito, come sempre caotico e che non funziona.

Il guasto in fin dei conti era banale, due fili staccati nel marasma del cablaggio, ma ci imbattiamo nel più fantasioso esempio di ground lift ( ed anche il più pericoloso mai visto).

Nel kit era previsto sicuramente il classico Ground Fender Style, un deviatore che mette a terra, attraverso un condensatore, un polo o l'altro dell'alimentazione. Che poi possa servire al giorno d'oggi che la messa a terra di un amplificatore é FONDAMENTALE é tutto da vedere, ma il nostro costruttore probabilmente il deviatore l'ha usato in un altro posto ed allora....

ed allora facciamo cosí. Tutte le masse del telaio le colleghiamo ad un polo dell'interruttore, e la terra del cavo all'altro polo: ecco realizzato il ground lift secondo lui. Così se apriamo l'interruttore scolleghiamo tutte le parti metalliche dell'amplificatore a valvole, con tensioni di 450 Volt in continua e cablato con cavi saldati con l'accendino dalla terra di rete.
Una sedia elettrica, che spera nell'intervento del differenziale, dopo che l'armonicista in questione, che suona con un Green Bullet tutto di metallo, a contatto con un'armonica tutta di metallo tenendola praticamente in bocca abbia fatto fare il controllo dell'impianto elettrico da poco.

Ragazzi, con queste cose non si scherza.  Terra sempre collegata. Non staccate poli di terra dalle spine, il ronzio arriva da un'altra parte, andatelo a cercare nelle schermature, negli anelli di masse dei pedalini ma mai nella terra.

Attenzione. Non ci stancheremo mai di dirlo.



Little Big Muff: apriamo e scopriamo le differenze.

E' giunta l'ora di aprire le due stompbox per verificare quali son le differenze circuitali che le differenziano così tanto nel suon...