martedì 5 giugno 2018

Little Big Muff: apriamo e scopriamo le differenze.

E' giunta l'ora di aprire le due stompbox per verificare quali son le differenze circuitali che le differenziano così tanto nel suono.

Vediamo subito una differenza sostanziale nella produzione. il "good muff" pare più recente, ha il solder, le saldature fatte meglio, ma subito notiamo una anomalia in entrambe; nel "bad muff abbiamo due resistenze saldate sullo switch del tono. Nel "good Muff" abbiamo lo switch del tono con una sezione cortorcuitata.






Cerchiamo ora di capire il perché di queste modifiche, ricavandone lo schema.


Questo é lo schema originale dei nostri Muff. E' una derivazione del controllo di tono del fratello maggiore.
Il filtro é composto da una rete passa alto ( sezione inferiore) e una passa basso ( sezione superiore) e nel Big Muff abbiamo un potenziometro che ci consente di scegliere quale percentuale di segnale prendere dal passa alto e quanta dal passa basso.
Nei nostri Muff invece lo switch del tono sostituisce il potenziometro, consentendo solo, per rimanere nella filosofia del Big Muff, o tono tutto aperto o tono tutto chiuso.



Il "Good Muff" ha invece questa modifica; abbiamo lo switch cortocircuitato verso il passa alto.
Spostandolo nell'altra posizione sommiamo una porzione del segnale filtrato dal passa basso, ma non é come avere i due estremi del controllo di tono.

Possiamo ipotizzare che sia stato fatto perché il tono tutto chiuso del Big Muff è veramente svuotato di buona parte del suono, e questa modifica ha permesso di avere due suoni più ( scelta opinabile o meno) utilizzabili.

Il "Bad Muff" ha invece due resistenze in parallelo allo switch.
Questo modifica completamente il circuito originale, spostando le frequenze di taglio dei filtri e portando a massa una parte di segnale attraverso il potenziometro di uscita.

Possiamo per questa modifica ipotizzare la ricerca di un suono più "morbido" e che come visto sopra, con uno switch meno invadente nelle sonorità.



Ora però, come richiesto dal proprietario, riportiamo entrambi i Muff alla versione di fabbrica, ed ecco il risultato:

"Good Muff" Tono verso l'alto: 



e sempre "Good Muff" tono verso il basso.


Quindi "Bad Muff" Tono verso l'alto:


 e sempre "Bad Muff" tono verso il basso.


Un risultato praticamente identico, con una leggera diminuzione del segnale di uscita del "Bad Muff" ma assolutamente trascurabile. 

E' stata una analisi divertente e secondo noi utile per capire meglio il funzionamento di queste "misteriose Scatole".

Stay tuned!

martedì 1 maggio 2018

Little Big Muff: iniziamo l'analisi!

A Febbraio avevamo presentato un confronto che ritenevamo interessante. E' possibile rileggerlo qui.

E' quindi giunto il momento di accendere le due stomp-box per verificare come mai, essendo apparentemente identiche, suonino in maniera completamente diversa.

Come si era detto, non verranno aperte fino alla fine della prova strumentale.
Li rinominiamo " Bad Muff" e "Good Muff", visto che il proprietario dice che uno suona benissimo ed uno é orribile.


"Good Muff"
Volume: massimo
Frequenza: 1 KHz
posizione tono: basso


abbiamo quindi la classica figura del Muff, con un guadagno di 15 dB

"Bad Muff"
Volume: massimo
Frequenza: 1 KHz
posizione tono: basso



Una differenza incredibile!
Però ci viene un dubbio...

"Good Muff"
Volume: massimo
Frequenza: 1 KHz
posizione tono: alto


"Bad Muff"
Volume: massimo
Frequenza: 1 KHz
posizione tono: alto


E fin qui era facile. Uno dei due Muff ha lo switch invertito rispetto all'altro.
Vediamo però che la forma d'onda del "Bad Muff", nella posizione tono alto non ha la classica forma Muff. Il guadagno è di soli 7.5 dB, non si ha nessuna forma di squadratura. E' praticamente simile ad un overdrive.
Abbiamo una similitudine nelle forme d'onda che corrispondono al tono tutto chiuso, che però é difficile da usare, in quanto il suono molto "zanzaroso" elimina completamente la dinamica della chitarra. Inoltre un brutto gradino nella parte discendente della forma ed un guadagno di 17 dB contro i 20 del "Good Muff".

Continuiamo le verifiche, questa era la prova più difficile, se il circuito rispecchia in parte quello del Big Muff, che ha una attenuazione di quasi 6 dB ad 1 KHz. Proviamo con 2.5 KHz.

"Good Muff"
Volume: massimo
Frequenza: 2.5 KHz
posizione tono: basso



"Bad Muff"
Volume: massimo
Frequenza: 2.5 KHz
posizione tono: alto ( essendo invertito)



Qui la differenza è ancora più evidente; Il "Bad Muff" praticamente amplifica di 4 dB il segnale senza modificarlo. Fosse un boost sarebbe perfetto, ma non lo è. Il "Good Muff" invece mantiene un buon segnale distorto con un guadagno di 12 dB.

Bene, le differenze sono macroscopiche, non una questione di finezze uditive. E' ora di aprire... ed ad invitarvi a seguirci nella prossima puntata. Se ritenete questa serie di analisi interessante vi invitiamo a lasciare un commento.
Stay tuned!




giovedì 22 marzo 2018

E con questo fanno cinque: la saga Hot Rod & Blues deluxe continua!

Ci arriva in riparazione un Fender Hot Rod, con il suono "sgonfio" e parecchia ronza, senza farsi mancare qualche misterioso scoppiettio apparso dopo il cambio valvole.

L'amplificatore in questione ha il suo diretto parente nel Blues Deluxe reissue, del quale condivide la scheda principale e le valvole.

Vengono montati poi diversi componenti per ottenere il " More drive" presente nell'Hot Rod e qualche altra modifica riguardante il riverbero.
Per il resto hanno la stessa componentistica e sempre lo stesso problema.

All'amplificatore in questione sono già state cambiate le valvole finali, ma il risultato non è stato assolutamente convincente.

Sappiamo già, aprendo, cosa troveremo: il condensatore principale, quello prima della bobina di arresto, asciutto o con l'elettrolita fuoriuscito..

ed infatti...

Di solito è il primo a danneggiarsi, ma qui non ci siamo fatti mancare nulla.

Anche il secondo condensatore, quello dopo la bobina di arresto è completamente esaurito.

Nel dubbio, vista la qualità, li cambiamo tutti.





Montiamo i nostri preferiti, Fischer&Tausche, che dureranno probabilmente più dell'amplificatore stesso.

Non notiamo però nessuno "scoppiettio", ma si sa, con i condensatori esauriti può succedere di tutto, magari qualche relé faceva strani scherzi, come su un altro Hot Rod....


ed invece, rimontando il pannello posteriore arriva lo scoppiettio, che definire così è riduttivo, dal salto del cono. Il problema quindi è meccanico.
Riapriamo e picchiettiamo leggermente le valvole; la valvola finale di sinistra è l'incriminata.
Eppure sembra tutto a posto, la valvola è praticamente nuova, ma guardando meglio...


Anche se dalla foto non si capisce benissimo le saldature dello zoccolo sono in buona parte con poco stagno e crepate.
Cambiando la valvola devono essersi crepate del tutto, ecco perché prima di cambiarle non lo faceva.

Le rifacciamo, tutte, a questo punto, ricontrolliamo il bias e chiudiamo.

E con questo fanno cinque con lo stesso problema.

Un consiglio per i possessori di questa serie, e forse anche dei Blues Deville, che però hanno un condensatore in più per l'aumento della potenza e magari non sono afflitti dal problema comune: prima di rivalvolare fate dare una controllata ai condensatori. Magari vi evitano inutili costi.







domenica 4 marzo 2018

Finalmente un amplificatore italiano: uno storico Framez PA410!

In una situazione particolare, dove su di una poltrona fa bella mostra di sé una chitarra storica, una Eko 700 crediamo prodotta intorno al 1963, dal tipo di ponte e dalla posizione dei potenziometri, ci consegnano l'amplificatore che veniva utilizzato con la stessa:
un Framez PA410 che non funziona.

Ci viene detto che non suona e che si vede che una valvola non si accende. Inoltre, visto che quando funzionava dava un po' la scossa, ci chiedono di cambiare il cavo con uno con la terra.

Lo portiamo in laboratorio e, prima di accenderlo, ne cerchiamo la storia.

Ed eccolo qui. Un oggetto decisamente particolare, forse non nato per la chitarra ma per l'organo, ma in quegli anni si usava tutto con tutto.
Certo, il nostro ha decisamente risentito di più degli anni.





Manca anche la griglia posteriore, e capiamo dalla foto originale il perché é presente un pezzetto di cavo collegato alla carcassa che non va da nessuna parte. Quasi sicuramente andava sulle due boccole montate sulla griglia, per poter collegare a terra il sistema, magari al termosifone.

L'amplificatore monta una classica 12AX7 come preamp, una 6X4 come rettificatrice ed una, a nostro avviso vista la produzione italiana, inusuale EL84 come finale. Il cono è da 8 pollici crediamo in Alnico, vista la forma.


Ora andiamo al guasto. Sempre prima di accenderlo controlliamo i
potenziometri. Sono entrambi bloccati, ruotano per poco più di un quarto di giro e quello del tono, che contiene l'accensione è bloccato su sempre acceso.

Verifichiamo i potenziometri; se la spazzola fosse aperta potremmo avere dei problemi di polarizzazione e danneggiare la valvola finale ed il trasformatore di uscita, molto piccolo e delicato.
Le spazzole sono bloccate ma hanno un valore ohmico definito, possiamo procedere al controllo del condensatore di filtro.
Qui non ci siamo, C'é una perdita, ormai secca, di elettrolita che grattiamo via. Scopriamo essere in corrispondenza della valvola di sicurezza del condensatore. Scollegato e misurato dichiara 60 uF su 32 che dovrebbe averne. La scarsità di elettrolita falsa la misura. Non ci facciamo scrupoli, e lo cambiamo subito.

Fatti questi controlli cambiamo tutte le valvole ed accendiamo.

Il volume è al massimo, ma suona. Distorto, per via del volume, regoliamo l'ingresso ma ci sembra che sia sempre eccessivamente distorto.


Diversi siti riportano che la valvola di ingresso come 12AU7, con un guadagno minore, ma con  una corrente di anodo dieci volte superiore alla 12AX7. La proviamo per poco, per evitare di friggere la resistenza di anodo, e la distorsione sembra migliorare.  Senza le specifiche originali non possiamo fidarci, anche se la resistenza sembra nei limiti di temperatura.
Ci spostiamo su una 12AY7. Il suono sembra ora più pulito, e procediamo con in cambio dei potenziometri.


Il potenziometro del volume usa la dicitura 0.5 M, lo abbiamo trovato spesso nella produzione italiana, invece di 500K come nelle produzioni estere.
Sostituiamo il cavo di alimentazione, il potenziometro del tono con l'interruttore di accensione e richiudiamo il tutto.

Lo facciamo scaldare e lo suoniamo. In verità il suono é scarno,
il cono fatica sulle note basse, e quando saturato la distorsione è abbastanza brutta, complice forse il trasformatore di uscita molto piccolo  per la EL84.

Insomma, un pezzo di storia italiana al quale il proprietario è molto affezionato, con i limiti economici tipici della nostra produzione. Un amplificatore simile a questo, come il fender Champ, suona oggettivamente meglio.
Visti i prezzi che si trovano online di questo Framez PA410 possiamo dire che é questa smodata voglia di "vintage" che fa funzionare questo mercato.






lunedì 26 febbraio 2018

Little Big Muff: due versioni a confronto ( preambolo)

Un amico e collezionista di amplificatori, chitarre e stomp box "vintage" e che conosce la nostra filosofia analogica ci ha chiesto un controllo particolare: oggettivare, nei limiti delle misure elettriche, il perché i due Little Big Muff che possiede suonano così diversi.
Per dirla in breve, uno ha un suono che lui ritiene eccezionale, l'altro invece é orribilmente spigoloso e vuoto.


Accettiamo la sfida, e ci facciamo lasciare le stomp box, decidendo per ora di non aprirle. 

Sappiamo solo, guardandole esternamente che una ha il vano porta pila e l'altra no, e quella che suona meglio è quella con il vano.

Sappiamo anche che ne esistono due versioni, una a transistor ed una con i circuiti integrati.


Quale sarà quella che suona meglio?

Inizieremo con delle misure elettriche, stessi segnali, stessi carichi, stesso rumore, stessa alimentazione. Poi, appurato il diverso comportamento, apriremo e vedremo se vincono i circuiti integrati o i transistor.

Nella prossima puntata:

Analisi nel dominio del tempo.




lunedì 19 febbraio 2018

Il Modding massimo per il chitarrista senza paura: tremate, tecnici, il lavoro per voi è finito!

Molliamo tutto, progetti, disegni, montaggi dopo aver ricevuto un amplificatore per chitarra in riparazione. Non ne conosciamo il proprietario che non sappiamo se ci legge, ma non potevamo trattenerci dal discutere di questo Modding estremo, che il nostro "Extreme guitar Wiring" levati pure.

Insomma, riceviamo questo amplificatore che ha fumato dagli ingressi con tanto di botto all'accensione.


Cose che succedono. Guardiamo dietro...


E ci diciamo ma dai? Qualcuno ha messo le prese remotate per accendere, che so, le pedaliere accendendo l'amplificatore... certo che poteva usare delle spine IEC come quelle degli amplificatori tradizionali... poi ci sorge un dubbio: ma il cavo di alimentazione originale va dietro quelle prese, e come lo si alimenta questo ampli?

Temiamo la risposta, e poi ci danno anche il cavo:


Cosa?!?! Doppia spina?!?! ma siamo impazziti? Ma è contro qualunque logica e sicurezza, come si può pensare di fare una cosa del genere? Non è solo normativa, basta un po' di buonsenso!
Se mi dimentico di staccare la spina dal muro e la tolgo dall'ampli mi friggo, se si stacca e va in giro ammazzo la band al completo. Se lo spegne e scollega qualcuno che non lo sa ci rimane attaccato...

E' talmente assurdo che hanno messo due prese diverse, una per collegare una cassa esterna ( ed a questo punto metti il connettore che vuoi, ma un Jack femmina non era più facile?) e l'altra per questo abominio di alimentazione:


Ed infatti è talmente logico che hanno messo la corrente nella presa della cassa esterna bruciando tutto.

Ora tenteremo di ripararlo, ma con la premessa di eliminare questo sistema; ci rifiuteremo qualunque riparazione se non riconsegnandolo con una spina montata sul cavo, poi chi lo riceverà deciderà se tornare a questa assurdità, anche avvertito della pericolosità.

Attenzione, ragazzi, con la corrente elettrica non si scherza, capiamo bene che non tutti debbano essere preparati sull'argomento, ma se il 220 Volt fosse passato fino all'ingresso e fino alle corde della chitarra?

Non finiremo mai di ribadirlo, e speriamo che questo sia veramente il caso del secolo.


giovedì 8 febbraio 2018

Extreme Guitar Wiring: la nuova proposta di Liuteria Elettrica

Vedendo e riparando molti strumenti ci rendiamo spesso conto che la qualità dei legni e delle meccaniche non è proporzionale alla parte elettronica; di solito questa è più scadente, con scivoloni a volte imbarazzanti.
Inoltre molte volte si vorrebbe avere il proprio strumento più simile a quelli storici con valori e componenti diversi da quelli di serie.

Abbiamo quindi deciso di creare questo nuovo settore, che vi presentiamo in anteprima e che approfondiremo con articoli dedicati.



Naturalmente non ci vogliamo limitare alle sola selezione di componenti e riproduzioni di schemi classici ma, come nella nostra natura, la sperimentazione deve farla da padrone; quindi vogliamo aiutare tutti i musicisti che cercano qualcosa di più del suono standard, quindi treble booster, potenziometri zero load, controlli di tono, split e tutto quello che si può fare.

Inoltre abbiamo già studiato diversi kit di base, per chi vuole montarseli da se, o per chi vuole fare un upgrade del proprio strumento.

Un esempio:

Telecaster upgrade kit composto da:

Potenziometri CTS
Selettore Oak Grigsby
Condensatore Silver Mica TAD
Connettore di uscita SwitchCraft
Cablaggi con cloth covered wire

I kit hanno un tempo medio di consegna di 2/3 settimane. Ma basta informazioni commerciali. Qui pubblicheremo solo gli studi e le novità, a breve sul sito troverete tutti i dettagli.

Stay Tuned!



Little Big Muff: apriamo e scopriamo le differenze.

E' giunta l'ora di aprire le due stompbox per verificare quali son le differenze circuitali che le differenziano così tanto nel suon...