Siamo in dirittura di arrivo con il nostro Beatbooster, e ci ha afflitto la scelta della filosofia da percorrere nella sua produzione: stile "fili ovunque" o una buona ingegnerizzazione?
Abbiamo valutato e guardato diverse stompbpox, ed abbiamo capito che le "boutique" si possono dividere in diversi gruppi, fra i quali:
Le vintage: montano stock di materiale surplus e fondi di magazzino alla ricerca dei connettori di ingresso ed uscita anni '60, e dei footswitch in bachelite. Tutte parti pronte a sbriciolarsi appena scappa un colpo di piede troppo sostenuto. A difesa dei sostenitori del vintage possiamo dire di aver visto video su Youtube di gente che usa le stompbox con le sole calze ed azionandole con la punta delle dita. Un vera situazione da palco.
Le millefori. Normalmente si utilizzano le basette millefori con le righe unite,
da tagliare dove non ci deve essere corrispondenza di connessione.
Un sistema pratico, ma se un dei tagli non é preciso o uno dei fili si stacca? O se l'ossido attacca il rame nudo della millefori? Da usarsi solo fra 15 e 30 gradi, con un massimo del 60% di umidità.
Le fatte in casa: niente solder, niente serigrafia, fori fatti a mano, monofaccia. Un prodotto che, se curato, rispecchia la nostra filosofia, ma la mancanza di solder rende il rame troppo esposto all'ossidazione. Non ci piacciono.
Abbiamo quindi pensato molto al layout del BeatBooster, ed alla fine ha prevalso la mentalità del progettista industriale. Nessuna scelta "Vintage": connettori di ingresso ed uscita SwitchCraft,
connettore di alimentazione Lumberg, potenziometro Alpha e selettore Daier. Tutto nuovo ed il Pcb ottimizzato per la minore filatura.
Secondo noi la scelta e l'originalità sta nel circuito, e nella possibilità, vista la produzione, di utilizzare componenti di pregio per la massima affidabilità.
Sperando di non passare per Snob.
lunedì 22 gennaio 2018
mercoledì 3 gennaio 2018
Gibson? Ma no....anatomia di una chitarra già ben strana.
Ci portano in restauro una chitarra molto particolare, una semiacustica con una forma decisamente inusuale.
Ci dicono che non se ne conosce la marca, forse è una Gibson, sulla paletta si intravede qualcosa...
Scartiamo subito l'ipotesi Gibson. Sulla paletta si intravede una scritta, che é Gibson, ma sembra fatta con il pennarello.
Poi dai selettori dei pickup si distingue una certa scuola italiana, diciamo così.
Sono strane anche le
meccaniche delle corde, sembrano da chitarra classica,
forse sono state cambiate con il tempo.
Manca anche la piastra del manico, si sarà persa nel corso degli anni.
Apriamo e troviamo potenziometri Violet, una casa costruttrice italiana, quindi ci sono pochi dubbi,
la produzione é di casa nostra.
Niente cartiglio, niente scritte, niente di niente. La restaureremo e vedremo come suona, a prescindere dalla marca.
Ci dicono che non se ne conosce la marca, forse è una Gibson, sulla paletta si intravede qualcosa...
Poi dai selettori dei pickup si distingue una certa scuola italiana, diciamo così.
Sono strane anche le
meccaniche delle corde, sembrano da chitarra classica,
forse sono state cambiate con il tempo.
Manca anche la piastra del manico, si sarà persa nel corso degli anni.
Apriamo e troviamo potenziometri Violet, una casa costruttrice italiana, quindi ci sono pochi dubbi,
la produzione é di casa nostra.
Niente cartiglio, niente scritte, niente di niente. La restaureremo e vedremo come suona, a prescindere dalla marca.
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